Oggi è possibile trattare la patologia emorroidaria (in completa assenza di dolore) attraverso un intervento mini invasivo alternativo alla chirurgia tradizionale, (che in quanto terapia chirurgica risulta più invasiva, dolorosa e cruenta), messo a punto dal Prof. Vidal di Marsiglia ed eseguita in Italia dal Dottor Tommaso Lupattelli esperto di embolizzazione.
Il trattamento di embolizzazione è nello specifico un trattamento di Radiologia Interventistica, una branca innovativa e futuristica della micro-chirurgia, che consente di poter trattare numerosi affezioni vascolari in assenza di tagli e punti di sutura.
La radiologia interventistica è considerata per molte patologie ormai la chirurgia del nuovo millennio potendo garantire risultati certi in assenza di tutte quelle complicanze ed effetti collaterali tipici della chirurgia tradizionale.
L’embolizzazione è una tecnica eseguita quindi da un radiologo, propriamente detto radiologo interventista, che in sala angiografica (una sala dedicata alle procedure di Radiologia Interventistica ed Emodinamica Cardiaca) esegue un piccolissimo accesso (specificatamente un foro di circa 2 mm) a livello dell’arteria femorale all’inguine per poi avanzare un sottilissimo tubicino di plastica (chiamato catetere angiografico, delle dimensioni della punta di una matita) nell’albero vascolare arterioso.
Specificatamente l’accesso all’albero vascolare può essere eseguito anche dall’arteria brachiale o addirittura dalla stessa arteria radiale.
In altre parole, ciò significa che la procedura di embolizzazione può tranquillamente essere eseguita praticando un piccolissimo foro esclusivamente a livello del polso della mano destra e, cosa molto importante, utilizzando una semplice anestesia locale a tale livello ( mediante una piccola iniezione di anestetico, un po’ come siamo abituati a vedere dal dentista).
Una volta che il radiologo interventista ha avuto accesso all’albero arterioso, vuoi sia questo l’inguine destro o il polso destro, avanzerà in maniera rapida ed agevole il sottilissimo catetere direttamente all’interno di un arteria del basso addome, l’arteria rettale superiore, ramo dell’arteria mesenterica inferiore.
L’arteria rettale superiore è particolarmente importante perchè insieme all’arteria rettale media e all’arteria rettale inferiore porta sangue a tutto il plesso emorroidario, tessuti compresi.
Mentre l’arteria rettale inferiore è principalmente deputata all’irrorazione dei tessuti cutanei, mucosi e sottomucosi dello sfintere anale, l’arteria rettale superiore (ed in parte anche l’arteria rettale media) vanno invece a rifornire direttamente i cuscinetti emorroidari, comportandone quindi anche il grande aumento dimensionale oltre che i sanguinamenti durante le fasi acute della malattia.
A questo punto il radiologo interventista avanzerà il sottilissimo catetere nei 4 rami terminali dell’arteria rettale superiore per poi andarli ad occludere (vedi Fig 1) mediante l’utilizzo di piccolissime spiraline metalliche o, in alternativa, minute particelle sferiche.
L’occlusione dei 4 rami terminali dell’arteria rettale superiore, se eseguita da mani esperte, risulta agevole, veloce e sicura. E’ importante tuttavia che l’operatore abbia una ottima conoscenza della tecnica di embolizzazione in generale in modo da occludere in maniera sicura efficace e definitiva i rami arteriosi target.
Terminata l’occlusione dei 4 piccoli rami a partenza dall’arteria rettale superiore(per usare il temine tecnico appropriato, parliamo di rami “embolizzati” ), il radiologo interventista non dovrà fare altro che sfilare il catetere ed applicare una lieve pressione al polso o all’inguine per 5-10 minuti in modo da ottenere l’emostasi del sito di accesso.
Al termine della procedura i cuscinetti emorroidari congesti cominceranno immediatamente a ridursi di dimensioni per tornare già dopo sole 24 ore a dimensioni pressochè normali e, soprattutto, sarà ben evidente la forte riduzione, se non già l’assoluto blocco di ogni sanguinamento dovuto alla presenza della malattia emorroidaria.
L’intervento ha un durata generalmente di 30-40 minuti ed il paziente può essere dimesso anche nella stessa giornata, evitando quindi il ricovero e la degenza nella struttura sanitaria.
Tutta la procedura, così come il post-operatorio, risulta essere completamente indolore.
Per comprendere quanto sia mininvasivo ed indolore questo trattamento, dopo solo 48 ore dalla procedura sarà anche difficile individuare sulla cute del polso o dell’inguine qualsiasi segno dell’avvenuto accesso.
Inoltre, a parte una semplice copertura di profilassi antibiotica, è molto difficile che il paziente debba ricorre ad una qualsiasi terapia antidolorifica, già dal giorno successivo all’intervento.
La percentuale di successo è molto alta ed i pazienti trattati fino ad ora hanno mostrato un altissimo grado di soddisfazione.
Mediante embolizzazione il trattamento della patologia emorroidaria non rappresenta più un problemae soprattutto non è più gravata da quella sintomatologia dolorosa ed invalidante tipica dell’intervento tradizionale.
L’embolizzazione, una vera e propria rivoluzione della medicina che vede finalmente un efficace e duraturo rimedio della patologia emorroidaria in assenza di qualsiasi dolore sia durante l’intervento che nel post operatorio.
Quali sono i pazienti maggiormente indicati all’embolizzazione e perché?
Perchè quindi rivolgersi al radiologo interventista per trattare la malattia emorroidaria?
Purtroppo nonostante i grandi progressi della chirurgia tradizionale degli ultimi 20 anni, la patologia emorroidaria rimane in chirurgia tradizionale o mininvasiva una patologia gravata da un altissimo tasso di fastidi e discomfort, insuccessi clinici, e soprattutto recidive anche a distanza di poco tempo.
In particolare, nel II e III grado con associati importanti sanguinamenti da emorroidi INTERNE l’embolizzazione permette invece di arrivare ad occludere in maniere definitiva (perchè DALL’’INTERNO!) TUTTE le afferenze arteriose ai cuscinetti emorroidari consentendo, così, una maggiore percentuale di successo, sia immediato che a distanza rispetto alle tecniche chirurgiche classiche.
Queste infatti, agendo necessariamente dall’esterno come nel caso della HELP o THD, non riescono ad individuare e ad occludere tutte le afferenze arteriose, in particolare quando a rifornire il plesso emorroidario è anche l’arteria rettale media (vaso che invece il radiologo riconosce e, in caso di necessità riesce tranquillamente ad embolizzare).
L’embolizzazione in definitiva consente una maggiore precisione nell’individuazione delle afferenze arteriose alla malattia emorroidaria e, di conseguenza, conduce a migliori risultati, particolarmente negli anni a venire dove la malattia tende a non ripresentarsi rispetto alle normali tecniche chirurgiche.
Quando l’embolizzazione non è propriamente indicata nel trattamento delle emorroidi?
Ogni tecnica operatoria ha necessariamente le sue indicazioni, punti di forza e inevitabili punti deboli.
Da questo punto di vista l’embolizzazione e’ tecnica sicuramente completa che non presenta grandi talloni di Achille.
Basti pensare che non essendo mai gravata da sanguinamenti od emorragie intra o post operatorie non necessita di trasfusioni ematiche. E’ infatti sempre più richiesta anche da quei pazienti che presentano coagulopatie e/o impossibilità alla trasfusione.
Ovviamente è anche molto indicata in caso di controindicazioni all’anestesia generale o in pazienti dove le altre tecniche hanno fallito nel dare i risultati sperati.
L’embolizzazione per quanto molto efficace nei sanguinamenti dei pazienti con grado II e III non risulta ovviamente indicata in pazienti con emorroidi di I grado (dove la legatura o uno stile di vita più consono possono già risolvere il problema) o in pazienti con IV grado in quanto in questi pazienti è richiesta comunque un escissione delle emorroidi prolassate (per maggiori info torna alla classificazione delle emorroidi) cosa non possibile con l’embolizzazione.
E’ comunque vero che abbiamo eseguito con successo embolizzazioni anche in pazienti con IV grado dove la presenza di emorroidiinterne rendeva indaginoso e a rischio l’intervento chirurgico tradizionale.
Tuttavia, dopo embolizzazione alcuni pazienti (ma solo se il prolasso era particolarmente evidente e trombizzato) hanno necessitato di un ulteriore intervento (un semplice intervento ambulatoriale di rimozione del prolasso, appunto).
Infine, secondo la nostra esperienza, la presenza di malattia emorroidaria di II e III grado in assenza di sanguinamenti ma con associata presenza di trombo o coagulo organizzato all’interno, comporta una controindicazione, seppur relativa, alla procedura di embolizzazione.
In questi paziento infatti i risultati possono a volte essere sub-ottimali per il possibile rischio di una riduzione non significativa del plesso emorroidario dovuta alla permanenza del trombo.
In conclusione, la procedura di embolizzazione, per la sua alta sicurezza e bassissima invasività, la totale assenza di qualsiasi dolore durante e dopo l’intervento, la prontissima ripresa di ogni attività lavorativa e sportiva entro le 24-48 ore è da considerarsi tecnica sicuramente di grandissimo vantaggio in caso di sanguinamenti da patologia di II, III ed anche (in casi molto selezionati) IV grado e per le ragioni sovraesposte andrebbe sicuramente presa in seria considerazione così da evitare interventi chirurgici molto più cruenti, invasivi e gravati da complicanze oltre che recidive sicuramente maggiori.
Ovviamente, senza poi considerare i tempi di ripresa che purtroppo per alcuni interventi chirurgici tradizionali possono anche essere addirittura di alcune settimane.
Perchè molto spesso il proctologo continua a consigliare tecniche più datate e meno efficaci non riservando all’embolizzazione il giusto merito?
Purtroppo l’embolizzazione non è una procedura che può essere eseguita da un chirurgo perchè l’alta difficoltà nell’ acquisizione anche dei rudimenti di base di questa tecnica comporta che sia esclusivamente il radiologo interventista a poterla effettuare.
Ciò ha comportato e comporta ancora un inevitabile disinteresse da parte dell’operatore che non è in grado di eseguirla e quindi offrire come arma vincente al paziente.
Come sta ormai accadendo da anni negli Stati Uniti, dove questa tecnica sta letteralmente esplodendo, sarà il paziente a doversi informare e a contattare direttamente uno specialista differente dal proctologo, ovvero il radiologo interventista, figura dedicata all’esecuzione dell’embolizzazione.
Costui saprà illustrargli dettagliatamente questa innovativa procedura ed in caso eseguire, secondo tutti i criteri richiesti, il trattamento di embolizzazione.
Sebbene utilizzata per altre patologie già nel XX secolo, l’embolizzazione, è stata definita una delle più grandi innovazioni nel campo medico-chirurgico del nuovo secolo.